Diario di Viaggio (Part.2). Tra i colpi più duri da digerire che abbiamo subito in questo 2020 a causa della diffusione del COVID-19, c’è la restrizione alla nostra libertà di viaggiare. Qiesta è la seconda parte dell’articolo sulle nostre esperienze di viaggio, incluse Trips & Utility.
5 Marzo 2019
Cornwall/ Uk
4 aerei + 6 ore di viaggio in auto
In Uk durante l’inverno fa freddo e piove, quasi sempre. SEMPRE! Noi che viviamo nel Sud Italia non sappiamo proprio cosa sia un inverno piovoso e freddo, ma lo abbiamo imparato, viaggiando.
Siamo arrivati a Porth-En-Allsche era notte fonda, e con una torcia ci siamo fatti strada fino ai cottage di Prussia Cove che ci avrebbe ospitato per qualche giorno. Sentivamo in lontananza il mare in tempesta, le onde infrangersi contro gli scogli, le nuvole veloci solcavano il cielo ma lasciavano intravedere qualche stella. Intorno a noi però c’era solo buio, e la torcia ci serviva per evitare le pozzanghere. Eravamo già completamente bagnati perché la pioggia trasversale, sospinta dal vento, cadeva senza sosta. Finalmente, giungi al nostro cottage, il camino acceso ed una birra hanno scaldato la nottata.
Non credo riuscirò mai a descrivere a parole quello che ho provato aprendo la finestra la mattina. Ci eravamo risvegliati in un dipinto di Turner, in un paesaggio di William Trost Richards, in un racconto di Joseph Conrad o Virginia Woolf. La nebbia si stava pian piano diradando e l’oceano color argento rifletteva i pallidi raggi di sole, infinito oceano, impetuoso oceano.
Alloggiavamo in un cottage di metà 800, in cima ad una scogliera, ho espresso subito il desidero di volermi trasferire lì per sempre. Chissà se mai ci riusciremo!
TIPS
Avevamo in programma di fare uno shooting sulla scogliera e sulla spiaggia rocciosa a ridosso del mare. Ma dovevamo proteggere noi e soprattutto le camere dalla pioggia che si ripresentava a scadenza regolare. Portiamo sempre con noi in zaino un impermeabile e buste di plastica, perché girare con la pioggia è figo, ma bisogna essere attrezzati.
9 Luglio 2018
Parisian Rooftop
Diario di Viaggio (Part.2). Una delle immagini più iconiche che abbiamo realizzato nel 2018 è stata quella sui tetti di Parigi con Katie e Lev. Ha fatto il giro dell’Instagram, di Facebook e Pinterest. L’abbiamo vista condividere ovunque, rigorosamente senza tag agli autori: Ovvio!
*Se vuoi vedere il video vai a questo LINK
Ma dietro questa immagine c’è una esperienza che non dimenticheremo mai.
L’unica cosa che chiesi a Katie e Lev organizzando lo shooting di Parigi fu: dobbiamo salire sui tetti al tramonto. Non avevamo pianificato nient’altro che godere delle bellezze della città senza una precisa meta, ascoltare i loro racconti, una visita al museo di storia naturale e al giardino botanico. Tutto era contrattabile, ma non il pic nic sui tetti. C’era già capitato di fare rooftops shooting, a Roma ad esempio o a Barcellona. Quindi credevamo di essere preparati. Più volte, alle insistenti domande di Katie che ci chiedeva se eravamo sicuri di farlo o se lo avessimo fatto altre volte, abbiamo risposto: SI! Stai tranquilla!
Abbiamo rischiato seriamente che lo shooting saltasse perché il posto che avevano in mente non era più SICURO (ci scrive Katie la sera prima) e stavano attendendo istruzioni per una possibile alternativa.
SICURO? Questa parola ha scatenato in me e nella mia amica ansia mille dubbi. Perché Katie aveva utilizzato quella parlola? Perché un tetto non doveva essere sicuro? Ma noi eravamo veramente pronti a salire sui tetti?
L’orario stabilito per l’incontro con il ragazzo che ci avrebbe fatto da cicerone sui tetti era fissato per le 19.00. Con il cesto da pic nic, il vino, le fragole, il formaggio i croissant e le baguettes ci dirigiamo presso arrondissement stabilito.
Ho realizzato che non è propriamente legale salire sui tetti. Avremmo dovuto raggiungere l’ultimo piano evitando di produrre il minimo rumore, aprire una botola che ci conduceva sul tetto ed utilizzare una scala a pioli alta all’incirca tre metri per potervi accedere. La prima impresa è stata appunto salire la scala, ed io che credevo fosse l’ultima! Arrivati sul tetto siamo stati colti da un senso di delusione, non si vedeva nulla, solo un palazzo molto alto di fronte a noi, attraverso le finestre si poteva scorgere qualche sagoma indaffarata a preparare la cena o a guardare la tv, ma niente torre Eiffel, niente tramonto, niente di niente. Ma è bastato un attimo per capire che, per raggiungere il punto destinato allo shooting avremmo dovuto camminare, arrampicarci ed oltrepassare altri tetti incandescenti e inclinati a 45 gradi verso il vuoto.
Eravamo a circa ad 8 piani di altezza, e potevamo rotolare a destra o a sinistra patendo la stessa sorte. Le gambe hanno cominciato a tremare dalla paura, l’attrezzatura in spalla era diventata un macigno. Abbiamo superato un muretto alto circa 2 metri, fatto slalom tra i comignoli, abbiamo camminato in equilibrio su un cornicione, ma il punto più difficile è stato oltrepassare l’incrocio dei tetti di due palazzi che si incastravano tra loro. E’ stato come scalare una montagna di metallo incandescente, senza appigli. Vedevamo la strada sotto di noi da entrambi i lati, sentivamo a malapena il rumore ovattato del traffico. Ci siamo fatti coraggio, ed abbiamo proseguito, fidandoci del nostro cicerone che, se avesse potuto, ci avrebbe portato in braccio fino a destinazione.
Una volta raggiuntala piccola terrazza siamo rimasti senza parole per bellezza mozzafiato di una Parigi dall’alto al tramonto.
Saremmo dovuti rimanere sui tetti fino a notte, ma al crepuscolo abbiamo deciso di tornare giù, non avremmo potuto affrontare la scalata di ritorno con il buio.
TIPS
Quando pianifichi uno shooting e ti lasci trasportare dal fascino di una location, cerca sempre di raccogliere più informazioni possibili su come arrivarci. Spesso i luoghi più affascinanti sono sempre quelli più complessi da raggiungere. Pianifica il percorso, fa in modo che la tua attrezzatura sia protetta e che tu abbia l’abbigliamento giusto. (Noi abbiamo scalato il tetto in sandali).
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